Intensità
La forza con cui pizzichiamo, pletttriamo o slappiamo, la potenza dell’energia elettrica impiegata in un amplificatore, determinano l’intensità o, detto più comunemente, il volume (o la dinamica) del suono. La quantità di energia della fonte sonora determina una maggiore o minore pressione acustica. La pressione comprime il timpano del nostro orecchio dandoci così la percezione dell’intensità di un suono.
Possiamo visualizzare il parametro dell’intensità osservando l’ampiezza dell’onda.
L’intensità dei suoni viene misurata in decibel (simbolo dB). Il decibel, decima parte del bell (ormai caduto in disuso), è una misura di tipo logaritmico, non esprime quindi una grandezza determinata ma un rapporto. L’orecchio umano infatti non percepisce la pressione sonora in maniera lineare: raddoppiando la pressione emessa da una sorgente, non ne consegue un corrispondente raddoppio della sensazione sonora all’orecchio, per dare un’idea possiamo dire che ad un aumento dell’intensità sonora di 3 decibel corrisponde circa un raddoppio della percezione soggettiva del suono.
La scala dei decibel fissa a zero la soglia minima di udibilità dell’orecchio umano (0 dB = silenzio, una situazione in cui dopo 45 minuti muori) e sale fino a raggiungere circa 130 dB, la soglia del dolore, un suono talmente forte da farci soffrire e rischiare di perdere l’udito. Un’orchestra di musica classica copre una gamma di livelli che va dai 40 ai 100 dB, un gruppo rock raggiunge anche oltre i 120 dB, un sussurro è a 20 dB, il rumore di un aereo a reazione fa registrare i 140 dB.
Una cosa importante da sottolineare è il fatto che la percezione dell’intensità del suono è influenzata dalla frequenza. L’apparato uditivo dell’uomo è più sensibile alle frequenze medio-alte, la zona di maggior sensibilità è compresa tra i 400 e i 3.500 Hz circa. Un suono basso deve quindi possedere più energia per replicare la stessa sensazione di pressione sonora di un una frequenza alta. Ecco spiegato perché alcuni bassisti alzano continuamente il volume…
Nell’espressione musicale, la dinamica, ovvero la forza o la debolezza dei suoni e il passaggio graduale da un estremo all’altro, svolge un ruolo fondamentale. Non è un caso che, per le sue caratteristiche dinamico-espressive, lo strumento musicale principe della cultura occidentale si chiami proprio pianoforte.
Negli spartiti l’intensità o il volume dei suoni viene indicata mediante segni e termini italiani che vanno dal più che pianissimo (ppp) al più che fortissimo (fff):
ppp = più che pianissimo
pp = pianissimo
p = piano
mp = mezzopiano
mf = mezzoforte
f = forte
ff = fortissimo
fff = più che fortissimo
Le forchette sono segni di dinamica che indicano una graduale variazione di intensità dal forte al piano o dal piano al forte, corrispondono ai termini crescendo e diminuendo.
L’immagine dell’onda sottostante è relativa ad una piccola applicazione che vi permetterà di visualizzare e ascoltare le variazioni della forma d’onda relative alle due caratteristiche del suono appena studiate: l’altezza (frequenza) e l’intensità (ampiezza).
La terza caratteristica fondamentale, il timbro, verrà affrontata nella lezione 3.