Configurazioni principali di pickup
Facciamo una veloce carrellata riassuntiva sulle configurazioni di pickup che possiamo trovare nei modelli principali di basso elettrico, in modo di avere un’idea generale delle possibilità offerte dalla storia e dal mercato.
Iniziamo con l‘archetipo, l’origine della specie, il Fender Precision primordiale del 1951: pickup single coil a quattro poli e semplici controlli di tono e di volume.
Il Fender Precision cambiò forma e pickup nel 1957: pickup split coil, una sorta di humbucker separato ben regolabile per ogni coppia di corde, otto poli magnetici, un suono potente, profondo e definito che ha fatto la storia del basso elettrico.
Nella regolazione del tono e del volume venne mantenuta la stessa efficace semplicità del primo Precision.
Creato nel 1957 dal liutaio nativo della Germania Roger Rossmeisl per Rickenbacker, il 4000 montava il celebre Horseshoe pickup single coil concepito nella sua prima storica incarnazione da George Beauchamp nel 1931; nel 1961 con il modello 4001 venne aggiunto il pickup al manico, un altro single coil con sei poli magnetici in ALNICo che, per il suo aspetto che richiamava lo forma di un tostapane, prese il nome di Toaster.
Una caratteristica originale del Rickenbacker 4001 era quella di possedere un doppio output: uno standard mono e uno stereo, chiamato Rick-O-Sound, dal quale si poteva (e si può) ottenere il segnale distinto di ognuno dei due pickup (poi da convogliare ad eventuali amplificatori o ingressi separati).
Tra il 1969 e il 1971 l’Horseshoe viene sostituito da un normale single coil. Dal 1973 al posto del Toaster troviamo un pickup high-gain ceramico che assicurava più volume e un’ampia resa timbrica. Dal 1980 i pickup high-gain single coil li troviamo sia al manico che al ponte. Infine nel 1983 il mitico 4001 cambiò nome in 4003 (tutt’ora in produzione) mantenendo le caratteristiche e le modifiche avvenute nel tempo del suo predecessore, una sostanziale differenza si rileva però nel miglioramento del truss rod.
Il suono che caratterizzava il Rickenbacker 4001, dagli anni Sessanta fino alla fine degli Ottanta, era in parte da attribuirsi a una peculiarità dell’elettronica: nel circuito del pickup al ponte era stato inserito un condensatore da 0,0047 µf (microfarad), tale condensatore rendeva più aggressivo il suono del basso ma ne diminuiva il volume d’uscita, tagliando significativamente le basse frequenze. Nel 1988 fu eliminato per essere poi reintrodotto nel 2006, sul Rickenbacker 4003, con la modalità push-pull, ovvero la facoltà di attivare o disattivare il condensatore e di poter dunque scegliere tra un suono ricco di bassi e un suono più vintage.
Il 1957 si rivelò un anno fondante per la storia della liuteria elettrica, infatti oltre all’apparizione del Fender Precision classico e del Rickenbacker 4000, venne introdotto dalla Gibson il rivoluzionario pickup humbucker. Dapprima montato sulle steel guitar e sulla celebre Gibson Les Paul, la prima storica apparizione su un basso elettrico avvenne l’anno successivo con lo scuro e fangoso Mudbucker montato sul semiacustico EB-2, poi nel 1959 sul solid body EB-0 e, infine, sul più volte citato EB-3 del 1961 fornito di un ulteriore humbucker al ponte e attualmente sul mercato con la riedizione, sempre della Gibson, SG Standard Bass Faded.
Nel suo tentativo di riprodurre con un solid body elettrico il suono del contrabbasso, l’idea del doppio pickup venne magistralmente realizzata anche da Leo Fender su un basso, il Fender Jazz Bass, destinato a segnare la storia. Nel dicembre del 1960 il Jazz fa la sua prima apparizione presentando due pickup single coil con otto poli magnetici in AlNiCo ciascuno, il secondo pickup venne posizionato in prossimità del ponte donando alla sonorità uno spettro più ricco di alte frequenze. Il doppio pickup permise inoltre di realizzare una specie di effetto humbucker, simile a quello dello split coil, mitigando così la capacità di raccogliere le interferenze elettriche tipica dei single coil.
Questa prima versione, prodotta fino al 1962, a conferma della particolare versatilità timbrica, presentava i celebri stack knobs concentrici (stacked), ovvero due potenziometri con un volume e un controllo di tono, disposti uno sopra l’altro in forma concentrica, per ogni pickup (il volume era nella manopola superiore e il tono in quella alla base), posizionati sulla placca cromata che prolunga il battipenna. La configurazione a due potenziometri concentrici ebbe poi delle limitate riedizioni a partire dalla famosa Fullerton 1962 Reissue del 1982.
Non è stato ancora chiarito esattamente perché, per motivi di risparmio economico sulla produzione o per rendere più semplice ed efficace la regolazione del suono all’acquirente, ma dal 1962 la tipologia dei due stacked venne sostituita dal classico volume-volume-tono, ovvero un potenziometro del volume per ognuno dei pickup e un tono generale.
La configurazione costituita da due pickup single coil J la ritroviamo anche nella modalità dell’elettronica attiva (con preamplificatore a bordo e maggiori soluzioni equalizzative) su strumenti di impronta più moderna come il Fender Jazz Bass Signature di Marcus Miller: due controlli di volume indipendenti per ogni pickup (manopole cromate zigrinate tipo Precision), controlli attivi di taglio o enfatizzazione per bassi e alti (manopole in plastica nera tipo Jazz), selettore (switch) attivo/passivo.
Naturalmente due tipologie vincenti di pickup come lo split coil del Precision e il single coil del Jazz non potevano restare a lungo nei limiti dei loro strumenti canonici, ma sono state nel tempo variamente combinate alla ricerca di un suono ancora più completo e interessante. Cominciamo con il Fender Precision Bass Elite II, prodotto nel triennio 1983-85, che presentava la configurazione del doppio split coil (dual P) con circuito attivo, due volumi indipendenti e un controllo di tono passivo assegnabile ai pickup mediante degli switch.
La configurazione più tipica che sposa i due pickup, già più volte incontrata, è la ormai classica P/J, dove il pickup al manico split coil Precision viene abbinato al ponte con il pickup Jazz single coil. Tantissimi sono i modelli, sia di liuteria che di fabbrica, costosi o economici, ad adottare questa configurazione. Per evitare fastidiosi ronzii il pickup Jazz single coil viene a volte sostituito dal Jazz split coil Noiseless, che abbiamo incontrato nel paragrafo dedicato agli split pickup.
Uno dei migliori esempi di questa commistione di tradizioni bassistiche antiche e moderne è rappresentato dal Fender Deluxe Active P Bass Special: un master volume, tre bande di equalizzazione attiva.
I due classici pickup inventati da Leo Fender, lo split coil P (Precision) e il single coil J (Jazz), occupano una grande parte del mercato e sono replicati nella forma da molte case produttrici di pickup e bassi elettrici in generale. Naturalmente le sonorità cambiano a seconda delle caratteristiche tecniche costruttive, ce ne sono per tutti i gusti: passivi, attivi, noiseless.
In queste due pagine ne trovate una piccolissima selezione, giusto per dare un’idea delle decine di possibilità, a cominciare da questa coppia P/J di Seymor Duncan passivi caratterizzati da un alto volume di uscita e una certa enfasi sulle frequenze basse e alte, tendenzialmente consigliati per sonorità blues e rock.
Ecco i pickup sostituivi per il modello Fender Jazz della storica Bartolini: passivi, forniti di magneti ceramici, volume di uscita bassino, apprezzati i toni morbidi medio-bassi, si possono trovare anche in versione noiseless.
Questi DiMarzio sono un’altra coppia di pickup passivi Jazz dalla moderna sonorità grintosa e brillante ottenuta con una mistura ibrida di magneti Alnico 5 e ceramico. Dotati di un forte output sono esenti da ronzii, appartengono infatti alla categoria costruttiva degli split coil e dunque degli humbucker (noiseless/hum cancelling).
Leggendario chitarrista, liutaio e famoso costruttore di pickup, Bill Lawrence ha lavorato per Framus, Fender e Gibson, scomparso nel novembre del 2013, il suo nome era garanzia di qualità e classicità. Non confondete però questi splendidi pickup artigianali con quelli della Bill Lawrence USA usurpatori del nome di Zio Bill.
Interessante la recente adozione da parte della Fender dell’humbucker doppio J (pickup double Jazz) sia nel 2006 nella versione con l’elettronica attiva del Precision della serie American Deluxe, configurato P/2J (split coil + doppio Jazz), che nella versione passiva (con due pickup doppio J) del Jazz Bass della serie Fender Modern Player uscito nel 2011.
Prodotto in casa Fender dal 1992 al 1999, in scala media da 32”, lo Stu Hamm Urge I riassume tutte le tipologie principali dei pickup Fender: due Jazz split coil Noiseless al manico e al ponte e un Precision split coil al centro (J/P/J). Quest’abbondanza magnetica, con un’elettronica attiva/passiva, condiziona la complessità dei controlli: due potenziometri concentrici per la regolazione del volume, del bilanciamento tra i J e per l’equalizzazione attiva dei bassi e degli alti; un controllo switch per selezionare le combinazioni dei pickup; uno switch circolare a forma di manopola con 4 posizioni per la selezione attiva/passiva, l’attivazione di un boots sui medi e la posizione di stand by.
Ovviamente molti esperimenti sono stati fatti nel tentativo di migliorare le configurazioni del Jazz e del Precision (che restano comunque classiche e imbattute insieme alla P/J) e questo non fa che confermare il valore del lavoro di Leo Fender e quanto esso abbia colpito l’immaginario collettivo.
A proposito di immaginazione ammiriamo un’incarnazione dello Space bass a forma di stella di Bootsy Collins, con la sua sequenza di single coil Jazz, non certo un basso comune!
Nel 1971 la Fender si decise a produrre dei pickup humbucker in stile Gibson, entrando in diretta concorrenza con la casa di Kalamazoo. Nel 1972 i Fender humbucking vennero applicati al Telecaster Bass (che altro non era che una riedizione del primo Precision). Come potenziometri presentava i semplici controlli di volume e tono. Anche la posizione vicino al manico richiamava le sonorità Gibson della celebre serie EB.
Dal 2006 la Squier ne produce in Indonesia un’economica riedizione.
Un’altra famosa configurazione, creata da Leo Fender, è quella del modello StingRay della Music Man (MM), prodotto dal 1976. Il pickup MM è un potente magnete humbucker passivo potenziato da un circuito attivo. L’elettronica dello StingRay classico prevede un pickup con tre manopole attive: volume, alti e bassi. Nel 1978 Music Man, con il modello Sabre, presenta una configurazione con due pickup MM.
na delle evoluzioni dello storico StingRay è rappresentata del più recente Music Man Bongo Bass. Nato nel 2003 sotto l’egida di Ernie Ball (ventitré anni dopo l’abbandono di Leo Fender), a 4 o 5 corde (anche 6 dal 2008), prevede a livello di elettronica il raddoppio del famoso magnete humbucker (come il Sabre) e la possibilità di regolare l’equalizzazione su 4 bande di frequenza: due potenziometri concentrici (alti, medio-alti, medio-bassi e bassi), il volume e il bilanciamento dei pickup.
La forma e le caratteristiche del pickup MM, come accade anche per tutti i pickup della Fender, sono riprodotti da molte altre case produttrici (tra cui la Bartolini dell’esempio sottostante). La Delano produce anche un curioso ibrido che fa convivere il pickup Music Man con il Jazz cercando di combinarne le caratteristiche.
Un’altra forma esteriore grandemente utilizzata per costruire pickup è quella detta a saponetta ovvero il famoso modello soapbar. Possiamo trovare questa forma della copertura in plastica del pickup sia in versione single coil che (più spesso) dual coil/humbucker. Le origini della soap bar sono antiche, fu la Gibson a introdurla nel 1952 con il suo P-90 montato sulle mitiche Les Paul.
Anche questa tipologia viene prodotta da tutte le principali case costruttrici di pickup.
I soapbar sono montati spesso sugli strumenti di alta liuteria come nel caso degli Smith e dei Fodera. La configurazione tipica è quella che prevede due pickup humbucker splittabili.
Particolari configurazioni prevedono la presenza contemporanea di pickup magnetici e piezoelettrici, come questo futuristico Ibanez EDA 905 dal corpo in luthite. Il piezo tende generalmente a schiarire il suono conferendogli una sonorità vicina allo strumento acustico.
Proprio per questa sua proprietà di rendere fedelmente le vibrazioni di uno strumento, il piezo è montato principalmente su bassi acustici e semi-acustici, osservate per esempio il sottostante splendido Rob Allen (il pickup non si vede perché è inserito nel ponte).
Diamo uno sguardo anche ai cosiddetti blade pickup ovvero quei trasduttori che al posto dei poli magnetici hanno una espansione polare a forma di lama a mezzaluna. La lama, con una curvatura corrispondente al radius della tastiera, consente un ottimale rapporto tra il magnete e le corde. Una casa produttrice specializzata in questa tipologia di pickup è la Joe Barden Engineering, qui potete trovare ogni modello di pickup più conosciuto nella versione blade.
Chiudiamo con una curiosità. La fantasia dei liutai non si limita alle classiche forme dei pickup fender, MM o soapbar, ecco dal Giappone l’avveniristico Tokai Talbo B-135 con 4 magneti, uno per corda, circolari a due poli inseriti in un corpo di alluminio.