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Didattica del basso elettrico a cura del M° Gaetano Ferrara

Contrabbassi orizzontali, chitarre verticali e liuti bassi

Il primo legittimo dubbio che coglie un neofita nel momento in cui si avvicina al basso elettrico è, direi, quasi darwiniano: questo strumento trae le sue origini dal contrabbasso o dalla chitarra? In effetti queste due anime convivono nello stesso strumento, quale delle due prenda il sopravvento dipende dall’approccio artistico e stilistico dei bassisti elettrici stessi. Anche la varietà di tipologie e modelli che vanno sotto il nome di basso elettrico (oltreché la doppia denominazione, ancora oggi in uso basso elettrico/chitarra basso) ne conferma la dualità. Consideriamo due estremi: suonare un basso elettroacustico fretless porta sicuramente verso una sonorità contrabbassistica, mentre un 4 corde solid body accordato con il DO alto (LA-RE-SOL-DO), dotato di corde fini e brillanti, permette di realizzare una timbrica chitarristica (se poi aggiungi un distorsore…).
Il fascino, la ricchezza delle tecniche e degli utilizzi di questo strumento è dovuta certamente anche a questa ambivalenza.
L’ascendenza diretta dalla chitarra viene chiaramente confermata da un fatto decisivo che approfondiremo dettagliatamente nelle lezioni successive (lezioni 3 e 4): Leo Fender, il personaggio chiave di tutta questa vicenda, fece derivare il suo Precision Bass dalla chitarra elettrica da lui precedentemente creata, la sua mitica Telecaster (chiamata precedentemente Broadcaster e prima ancora Esquire). Poi naturalmente bisogna considerare la posizione orizzontale dello strumento, tipica della chitarra ma anche del liuto.
Proprio alcuni modelli di liuto basso possono essere arruolati tra gli antichi progenitori del basso elettrico. In effetti questo nobile e antico strumento cordofono a manico di origine araba, parente prossimo della chitarra piuttosto che della viola, ha avuto, a partire dalla fine Cinquecento, un’evoluzione, liuteristica appunto, verso l’utilizzo di frequenze basse con la conseguente maggiorazione delle dimensioni. Tali strumenti, detti arciliuti o liuti attiorbati, prevedevano l’aggiunta di una cordigliera (la parte estrema del manico dove sono montate le chiavi per tirare le corde), con delle corde suonate solo a vuoto facenti le parti dei bassi. Un’ulteriore evoluzione fu la tiorba (o chitarrone) dotata di corde ancora più lunghe. Questi strumenti erano spesso utilizzati, anche in addizione al contrabbasso, per eseguire le barocche parti di basso continuo.

Arciliuto

Arciliuto

Parliamo adesso del rapporto con il suo più ingombrante parente, ovvero il contrabbasso, appartenente alla numerosa famiglia delle viole, viene suonato verticalmente con l’arco o il pizzicato. Ricco di storia è stato probabilmente il più importante strumento basso (a parte l’organo e il pianoforte anch’essi dei bassi) fino all’arrivo del basso elettrico, conosciamo tutti il ruolo fondamentale che svolge nella classica e nel jazz.
Svolgeva un ruolo anche nel rhythm and blues e nel rock and roll fino a che, sul finire degli anni cinquanta, il basso elettrico non ne ha preso il posto. Si scopre così che il rapporto tra i due strumenti è di carattere squisitamente funzionale, più che liuteristico: il basso elettrico condivide con il contrabbasso la stessa accordatura e lo stesso registro. Ed ecco che alle soglie degli anni sessanta c’è un cambio epocale di consegne, il basso elettrico, rivelatosi più pratico e comodo, sia da suonare che da trasportare, con la sua sonorità elettrica e definita, il suo volume così alto, in linea con i tempi, andò a sostituire il contrabbasso in tutti i generi moderni.
Nelle immagini sottostanti abbiamo a sinistra un basso di viola a 6 corde del 1701, parente diretto del contrabbasso e antichissimo antenato del basso elettrico a 6 corde che potete ammirare sulla destra.

BASSO DI VIOLA DEL 1701

BASSO DI VIOLA DEL 1701

KEN SMITH A 6 CORDE ANNI NOVANTA

KEN SMITH A 6 CORDE ANNI NOVANTA

Tornando alla discendenza chitarristica, notiamo come un’ulteriore caratteristica importante che il basso divide con la chitarra (ma anche con il liuto) è il fatto di essere fornito di tasti.
Vediamo adesso una serie di curiosi strumenti acustici, tastati e non, che certamente hanno ispirato la nascita del basso elettrico. Ecco, ad esempio, il guitarrón messicano, sorta di chitarra basso acustica fretless a 6 corde, dal corpo grande e sproporzionato rispetto al corto manico. Nato a cavallo tra Ottocento e Novecento, viene usato come basso nei gruppi di musica tradizionale dei mariachi.

GUITARRON MESSICANO

GUITARRON MESSICANO

Già più vicino al basso elettrico è l’interessante mandobass, la voce di basso della famiglia dei mandolini. Prodotto dalla Gibson Mandolin-Guitar fin dagli anni Dieci del novecento (Orville Gibson era un liutaio che costruiva mandolini a Kalamazoo nel Michigan, il più antico è datato 1894, fondò la sua compagnia nel 1902 e morì nel 1918). Il mandobass veniva suonato, col plettro o pizzicato, nelle orchestre di mandolini, aveva una scalatura da 42 pollici (vicino al contrabbasso) ed era fornito di ben 17 tasti, infine era accordato come il contrabbasso e il (futuro) basso elettrico, ovvero la classica accordatura per quarte MI-LA-RE-SOL. Inizialmente suonato in verticale, prima con uno speciale supporto e poi con un puntale adeguato, ha preso la posizione semi-orizzontale che potete apprezzare in questa foto del 1928.
Una notizia interessante, dati gli sviluppi futuri, è quella che dà come accertato il fatto che Leo Fender conosceva una banda locale che usava il Mandobass intorno agli anni Quaranta.

MANDOBASS

MANDOBASS

Nel corso della seconda metà degli anni venti John Dopyera e George Beauchamp, rispettivamente un liutaio slovacco emigrato con i suoi fratelli in America il primo e un musicista, uomo di spettacolo e inventore di strumenti musicali il secondo, cercando di venire incontro all’esigenza di incrementare il volume della chitarra ancora rigorosamente acustica, crearono la famosa chitarra resofonica Dobro, dotata di coni di alluminio risuonanti inseriti all’interno di un corpo in metallo. L’idea ebbe successo (soprattutto tra i bluesman, anche se più per il timbro che per il volume) e si realizzò quindi anche un (raro) modello di chitarra Dobro (contra) bassa (ben diverso per dimensioni e scalatura dagli attuali elettroacustici resonator bass guitar).
La Regal Bassoguitar, ma siamo già verso la fine degli anni trenta, è anch’essa in pratica un chitarrone verticale, con la solita accordatura MI-LA-RE-SOL, 42 pollici di scalatura, frettless con i tasti disegnati. Ebbe, come tutti questi tentativi pre-Fender (tra i quali annoveriamo anche un double bass banjo!), uno scarso riscontro tra i bassisti.
Gli anni trenta, malgrado la crisi, si rivelarono decisivi per lo sviluppo degli strumenti elettrici. In questi anni nascevano le prime chitarre elettriche, i primi tentativi di basso elettroacustico e addirittura il primo basso elettrico (sorpresa il Precision del ‘51 non è stato il primo basso elettrico solid body della storia!), ma questa è una storia elettrica legata anche allo sviluppo dei sistemi di amplificazione, mettiamo un po’ di ordine e partiamo dunque dall’inizio: l’invenzione della valvola termoionica…

REGAL BASSOGUITAR

REGAL BASSOGUITAR

DOBRO BASS GUITAR

DOBRO BASS GUITAR

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