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Didattica del basso elettrico a cura del M° Gaetano Ferrara

Fattori che determinano il vostro suono

Ho deciso di inserire a margine di questo capitolo dedicato agli amplificatori alcune riflessioni sulla complessità della ricerca del Suono.
A volte si pensa che basti acquistare un amplificatore e/o uno strumento eccezionale, per avere un suono fantastico, naturalmente non è così! Oltre agli strumenti adatti serve esperienza, gusto, sensibilità, stile.
L’aspetto fondamentale da considerare è che il suono prima di essere realizzato va pensato, dovete avere dentro di voi un’idea (razionale o inconscia) delle sue qualità. Poi dovete avere la conoscenza delle tecniche e dei materiali che vi possono permettere di realizzare un determinato suono, ad esempio, se cercate una sonorità vintage alla Joe Osborn, potrebbe fare per voi un buon Fender Jazz con corda liscia di diametro heavy, pizzicata con il plettro per dare più definizione al suono.

Il suono da voi prodotto viene influenzato da molteplici e variabili fattori, proviamo a descrivere e capire quali sono i più importanti.

– TOCCO: è il fattore decisivo, si sviluppa negli anni con lo studio, la pratica e l’ascolto, non si acquista al supermercato. È determinato da un insieme di competenze, la più importante delle quali è la sensibilità musicale. Con il tocco potete determinare la dinamica e il timbro, due cose essenziali nella musica. La forza controllata e l’equilibrio omogeneo del tocco determinano la qualità e il carattere del suono. Suonando uno strumento elettrico e utilizzando quindi un amplificatore potete incrementare il volume e alleggerire sensibilmente il tocco, facendo così meno fatica e ottenendo un bel suono ricco di nuances.
Anche il punto dove agite sulle corde è fondamentale: annulla o esalta alcune armoniche invece di altre. Pizzicare vicino al manico ha un effetto ben diverso dal farlo vicino al ponte. Tra questi due estremi quante sfumature ci sono?
Il nostro strumento, come tutti i cordofoni a manico, permette questa meravigliosa azione diretta delle mani sulle corde e dunque sul suono, è un fattore estremamente personale, le tue dita sullo strumento sono uniche: tu puoi avere il basso, l’ampli e le corde di Pastorius, ma non avrai mai esattamente il suono di Pastorius.
Le mani sono un prolungamento del nostro cervello, sono organi estremamente complessi, ogni dito ha il suo carattere e la sua personalità, i loro muscoli e nervi sono altamente specializzati per esprimere con accuratezza forza, velocità e delicatezza.

– TECNICHE: lo sviluppo del proprio tocco personale passa dallo studio e la conoscenza delle tecniche.
Il suono che scaturisce dal vostro strumento dipende in gran parte dalla modalità di azione sulle corde. Ecco le più importanti: pizzicato (appoggiato, volante, a 1, a 2, a 3, a 4 dita, pollice, palm muting); slap; tapping; double thumping; plettro (dove abbiamo plettri di dimensioni, materiali e consistenze diverse e dunque diversi suoni).
Le tecniche della mano sinistra non sono meno decisive di quelle della destra per esprimere ritmo, senso e bellezza: vibrato, legato ascendente e discendente, glissato, abbellimenti (trillo, mordente, acciaccatura, etc.), tirato (bending), suoni percussivi. Con la sinistra decidi inoltre su quale corda suonare una specifica nota, il DO sul terzo tasto in III corda ha un timbro ben diverso dal DO sull’ottavo tasto in IV corda.

CORDE: è la loro vibrazione che produce il suono. Il feeling tra corde e mani è essenziale, molto della sonorità di un bassista dipende dalla qualità, dal diametro, dal materiale e dalle tecniche con cui sono costruite. Determinante è anche il tempo di usura: le corde nuove suonano in maniera completamente diversa da quelle che hanno un anno (o più) di vita, appena comprate e montate avranno sempre e comunque un suono metallico, dopo i primi mesi cominceranno a perdere la risposta sugli armonici che producono le frequenze alte e daranno un suono ovattato. C’è chi le cambia ad ogni concerto (Flea) e chi non le cambiava mai (James Jamerson).

– BASSO: i materiali con cui è costruito (legno, metallo, fibra, verniciatura, colla, etc.), tutti gli elementi che lo costituiscono (corpo, manico, ponte, magneti, capotasto, battipenna, etc.) e il modo in cui sono assemblati concorrono alla sonorità di uno strumento.
Dal fretless, al neck-through body, al semiacustico ce n’è per tutti i gusti.
Un passo fondamentale è capire l’elettronica onboard, quale tipo di configurazione dei pickup ha il nostro basso e dunque quali suoni si possono realizzare regolandone le manopole.

– AMPLIFICATORE: è stato il protagonista del presente capitolo, è la voce del musicista elettrico: un insieme di dispositivi (pre, equalizzatore, finale, cassa) che amplificano e scolpiscono il suono.
Le variabili più importanti sono: potenza, valvole e/o transistor, numero e diametro degli speaker, tipologie equalizzative.
È necessario imparare ad equalizzare e a capire cosa può fare il volume in rapporto con il tocco.

– EFFETTI: altra grande risorsa dello strumento elettrico, sono dispositivi elettronici, di solito esterni all’amplificatore ma che si possono anche trovare compresi al suo interno, che consentono di modificare radicalmente il suono intervenendo su tutti i suoi parametri.
Il suono può essere così riverberato, compresso, equalizzato, distorto, modulato, sdoppiato, armonizzato, filtrato, trasportato d’ottava, messo in loop, in eco, etc.
Bisogna sottolineare che a volte, anzi spesso, il miglior effetto è quello del suono pulito, anche perché il segnale, nel suo percorso verso gli speaker, passando attraverso troppi circuiti rischia di degradarsi, malgrado ciò gli effetti restano una carta fondamentale nella ricerca della propria sonorità.

– AMBIENTE: per capire la complessità di questo argomento basta dire che esiste una branca dell’architettura (oltre che della fisica) che si occupa solo di acustica. Il suono è energia, un’onda che viaggia spostando molecole, quando incontra pareti e oggetti viene assorbito o riflesso creando condizioni di ascolto estremamente variabili. La posizione dell’ampli, la presenza di materiale più o meno fonoassorbente (tappeti, tende, specchi, pannelli), di poche o tante persone (anche gli esseri umani sono fonoassorbenti…), quadratura del locale, la forma del soffitto e delle pareti: tutte queste condizioni contribuiranno a cambiare il vostro suono.

– FONICO: la professione del fonico è uno dei lavori più belli e difficili nel campo della musica, alla fine, quando suonerete dal vivo, sarà lui che dovrà rendere giustizia al vostro suono, adattandolo all’ambiente del concerto.
Se volete ascoltare personalmente quello che producete dal palco e come viene interpretato dal fonico, dovrete armarvi di radio jack o di un cavo lunghissimo e scendere in platea.

Alla luce di tutto ciò si capisce bene che la strada per avere un buon suono è solo una: cercare, provare, studiare e prendere come giudici finali e insindacabili le proprie ORECCHIE!

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